mercoledì, settembre 27, 2006

Lettera dal Carcere dell'On. Giovanni Mercadante




Riflessioni in libertà o, meglio , dal carcere.
Giovanni Mercadante : “Punto di Riferimento”



Sono le cinque del mattino del 6 Agosto e , dopo le mie solite 7 ore di sonno, mi alzo, bevo un caffè seguito da un paio di sigarette e comincio a scrivere qualcosa .
Sono tormentato dal fatto di essere descritto come “ punto di riferimento del sistema Provenzano”.
In verità so di trovarmi rinchiuso nelle patrie galere perché , essendo parente di un mafioso e facendo politica ( o meglio , avendo la pretesa di fare politica ), sono da tempo bersaglio della Magistratura .
Affrontiamo allora la questione del “ punto di riferimento “ .
Mi sono laureato nel 1971 , già sposato e padre di un figlio .
Inizio a lavorare in Patologia Medica e presso lo studio di Radiologia del Prof. Ciccio Palazzolo .
In poco tempo il Professore ed io diventammo “punto di riferimento “ della Diagnostica Radiologica del Policlinico (…. la mia deve essere proprio una vocazione ).
In quel periodo , in mancanza di tac , ecografia , risonanza magnetica, si studiavano le patologie attraverso la radiologia tradizionale e l’angiografia .
Io, a poco a poco, diventai un provetto angiografista, tant’è che, pur essendoci un distretto di radiologia diretto dal Prof. Laconi , in collaborazione con i Professori Cardinale , De Simone ed altri io riuscivo ad essere molto più “punto di riferimento “ di loro che , per la verità , si dedicavano ad altro ! *
Potrei fare molti nomi autorevoli nel campo della medicina di quel tempo che possono testimoniare con quale passione e trasporto si lavorasse in quel periodo !
Nel 1975 , purtroppo , il Prof. Palazzolo morì prematuramente colpito da un infarto , ed io rimasi orfano del mio maestro .
Fu l’allora Prof. G. Schirosa che volle che io assumessi il ruolo di radiologo della gloriosa Patologia Medica , sostenuto dall’esperienza e dalla scienza di eccellenti professionisti come il Prof. Luigi Pagliaro il Prof. Enrico Geraci ,il Prof. Michele Cospite ed altri . Ero orgogliosissimo di far parte di questo gruppo a soli ventisette anni .
Acquistai lo studio del Prof. Palazzolo con l’aiuto della Cassa di Risparmio e di mia moglie che , come me, già lavorava .
Erano anni meravigliosi , di grande euforia professionale.
Dagli anni 75 agli anni 90 , percorsi tutte le tappe che un radiologo impegnato deve superare . Frequentai a lungo la scuola romana di Radiologia diretta dai Professori P. Rossi , Simonetti e Passariello e appresi dignitosamente le nuove metodiche del periodo .
Con grande sacrificio pubblicai diversi lavori su riviste nazionali ed internazionali , tant’è che potei partecipare al concorso di Professore associato, che vinsi .
Aprii con un collega un altro studio di radiologia a Lercara ed anche lì , così come al Policlinico e presso il mio studio privato, divenni subito “punto di riferimento “ ( naturalmente soltanto per quanto attiene la mia attività professionale ) .
Accadeva che lo diventassi per una serie di motivi: il primo , perché sapevo lavorare ; il secondo , perché ero pronto alle esigenze dei pazienti; il terzo perché , non mi sono mai fatto pagare direttamente !
Nel 1984 organizzavo l’ Angiotac dopo aver venduto il mio studio di Lercara per 80 milioni di Lire, cifra che approntai per l’acquisto della tac e dell’angiografo * . Da solo non ce la feci: con 40 milioni entrò come mio socio alla pari il Prof. De Simone ; con 20 milioni , per il restante 20 % delle quote azionarie, intervenne la proprietà della Clinica Noto . Dovetti ulteriormente allargare la base sociale, quando , avendo affidato i lavori di sistemazione dei locali al mio fraterno amico Massimo Barresi (noto imprenditore palermitano) e non potendolo pagare , gli proposi di entrare a far parte dell’Angiotac , dove rimase in società fino a quando riuscimmo a saldargli il debito .
Storia durissima ed impegnativa la mia . Altro che” creatura “di questo o di quello .
L’Ospedale Civico non aveva angiografista ed inviava presso la struttura da me organizzata le angiografie da effettuare ai pazienti ricoverati .
Dal 1984 al 1988 , effettuavo le angiografie dell’Ospedale Civico presso l’Angiotac , tranne qualche raro esame che veniva svolto dal Prof. Filosto presso la sua struttura .
In verità , i miei “ concorrenti ” preferivano dedicarsi di più ad esami di T. C. R. M. , anche perché più remunerativi .
Io , invece mi “ divertivo “ ad effettuare le angiografie . Spesso , in corso d’opera , si embolizzavano vasi sanguinanti , arterie da dilatare , insomma si faceva Radiologia Interventistica ad alto livello . Per cui in città e nel territorio palermitano , durante gli anni 80 , posso senz’altro affermare di essere stato un fermissimo “punto di riferimento “ per la Radiologia Interventistica e per la Diagnostica per Immagine , avendo avuto il coraggio di mettere in piedi l’Angiotac , struttura ancora esistente , pur non avendo avuto la disponibilità economica per farlo .
In quegli anni raggiunsi la vetta della mia notorietà : ero affidabile professionalmente e, per natura , sempre disponibile nei confronti dei pazienti .
Ero “ punto di riferimento “ dei medici ,dei pazienti , di tutti i soggetti palermitani che avevano bisogno della mia specializzazione .
Dal Procuratore Generale della Repubblica S. E. Spataro (ancora in vita ) all’ultimo disoccupato.
Nel mezzo ci sarà stato anche qualche delinquente , qualche mafioso , qualche truffaldino , qualche rapinatore ….. , ma io non potevo sapere cosa facessero .
Nell’estate dell’88 vinco il concorso al Civico ed inizio un’ inversione di rotta .
In poco tempo tutti gli esami angiografici per i pazienti dell’Ospedale ( ed anche per quelli delle altre strutture pubbliche ) si effettuano al Civico per merito mio ed del mio validissimo collaboratore Dott. Peppe Butera .
Dal quel momento in poi l’Angiotac si limiterà ad effettuare soltanto Tac .
Naturalmente divento , anche dentro l’Ospedale Civico “ punto di riferimento “.
Mi chiedo e vi chiedo a questo punto : se fossi stato anche “punto di riferimento “ della mafia corleonese , perché avrei dovuto penare tanto per organizzare l’Angiotac ? Perché avrei consentito, in futuro, la nascita di un megacentro radiologico a Bagheria , che pare sia stato realizzato proprio con i soldi della mafia corleonese e che inevitabilmente finiva per dimezzare i miei guadagni ?
Non avrei fatto prima a convincere lo “zio Binnu “ a spendere i suoi soldi per ampliare il mio centro radiologico ?
È vero , la mia predisposizione a diventare “punto di riferimento “ è naturale : sarà perché sono egocentrico, sarà perché tendo a farmi carico , nel mio piccolo e fin dove posso , dei problemi degli altri , ma sono fatto così .
Infatti, se posso aggiungere il riconoscimento di un altro mio piccolo merito , debbo riconoscermi la capacità di aggiungere alla mia attività professionale quel poco di umanità che mi ha imposto di seguire l’ammalato, “ accompagnandolo per mano “ .
Seguivo il paziente nel ricovero ospedaliero , spesso in molti ospedali nazionali dove avevo rapporti con altri “ punti di riferimento “ di altissima professionalità .
Con me il paziente riusciva a fare un “percorso assistito “ .
Forse ho sbagliato , forse questo eccesso di disponibilità ha finito per danneggiarmi !
Fatta questa lunga premessa che , credo , serva a chiarire molte cose , posso passare a discutere i punti fondamentali sui quali trova fondamento il pregiudizio dell’accusa .


Scrivono i P.M. :


Giovanni Mercadante, nato a Prizzi il 19/08/1947 da famiglia medio-borghese, parente del noto mafioso Masino Cannella, cugino di primo grado della madre, è “disponibile per componenti di Cosa Nostra”. …..Così parlò Zaratustra!
In sintesi.

Il noto mafioso caccamese, oggi pentito, Giuffrè, per anni braccio destro di Provenzano, stenta inizialmente ad identificarmi. Solo su suggerimento del P.M. “si ricorda di me”, finendo per affermare una serie di inesattezze, però.
Parla di quello, che secondo lui, è stato l’unico incontro che abbiamo avuto. Il luogo sarebbe stato l’Angiotac: ne descrive la sala d’attesa e l’accettazione in maniera assolutamente inesatta, dicendo che si trattava di locali ampi e luminosi ( la struttura si trova in un seminterrato con una sala d’attesa ed una accettazione che misurano complessivamente appena 20 mq). Dice che quella volta accompagnò un latitante, di nome Ribisi, che aveva bisogno di un esame che noi non facciamo presso la nostra struttura. Però ricorda di aver visto il suo amico “infilato dentro un tubo” (cosa molto improbabile, dato che non viene permesso a nessuno, neppure ai medici accompagnatori, di assistere, e neppure di entrare, dentro i locali a “rischio radioattivo”). Dice che gli fu consegnata la documentazione immediatamente dopo la fine dell’esame e ..senza lasciare traccia! ( la qual cosa mi fa pensare che, dato che di tutto quanto da lui affermato non c’è traccia, il pentito o chi per lui, ha pensato bene di far intendere che l’Angiotac si mobilitò immediatamente per “cancellare tutto”; come se, per farlo, bastasse un colpo di scopa!)
A tutto questo aggiungo una mia considerazione in forma interrogativa: se io - come da lui affermato - fossi stato creatura di Provenzano e suo illuminante “punto di riferimento”, come avrebbe potuto lui, che ne fu il braccio destro per anni, non ricordarsi di me, sia pure per qualche ora, per qualche minuto, o anche solo per qualche istante?

Brusca non dice un bel niente, all’inizio!
Poi gli tolgono dalla bocca un’ altro bel niente, perché quello che afferma non ha alcun riscontro:
“…mio padre ( già morto n.d.r.) lo conosceva.”

Di Miceli iniziò a frequentarmi quando sua moglie iniziò una serie di controlli in Ospedale. Non sapevo che fosse il “cameriere” dei Provenzano e dei Riina. Risulta dalle intercettazioni che una sola volta mi chiese di incontrare qualcuno, qualche suo conoscente. Ritenendo che si trattasse di problemi medici, dirottai l’eventuale possibile appuntamento presso l’Ospedale Civico. L’incontro non ci fu mai, non ho mai saputo chi volesse farmi incontrare.

La conversazione che Giuseppe Reina ed un professore (che non sono io, è bene sottolinearlo) è una tipica conversazione in libertà fra persone che vogliono far credere ai loro interlocutori di conoscere il mondo intero e di disporne a proprio piacimento.
Purtroppo per me, in quella conversazione vengono fuori alcune considerazioni che, pronunziate da un personaggio come il figlio di Totò Riina, finiscono per danneggiarmi. Si tratta del solito ritornello: …disponibilità ! Ma a fare che? Omicidi, abigeati, estorsioni, stragi ?!
Se fossimo in uno Stato civile, avrei già avuto la possibilità del confronto prima di finire esposto al pubblico ludibrio come il primo dei criminali siciliani.

Prendiamo ora in considerazione i miei rapporti con il famoso cugino Masino Cannella.
In tanti anni di intercettazioni ambientali effettuate presso locali frequentati dal sopraccitato, viene fuori praticamente niente, se non quattro parole che mi identificano erroneamente come “cardiologo”.
Il pentito Cancemi, ormai declassato da tutte le Procure a falso pentito perché assolutamente inattendibile, invece riferisce che lo stesso Cannella un giorno gli confidò che ero andato a trovarlo presso l’Ospedale Ingrassia, dove era temporaneamente ricoverato. E’ vero. Andai a chiedere notizie sul suo stato di salute presso il reparto di Medicina dove era ricoverato. Cosa che può essere confermata dal dott. ……………., a quel tempo aiuto del Primario.
Guarda un po’ che grande atto di mafia avrei compiuto quel giorno, nel cercare di capire quali erano le reali condizioni di salute di un “mio parente”, per farle conoscere ai suoi familiari più diretti.
Tutto questo è stato già oggetto di valutazione giudiziaria (atti processuali e sentenza del processo di Caltanisetta): i miei avvocati produrranno tutto!

Fin qui abbiamo scritto di cose che, alcuni mesi fa, furono “definitivamente” archiviate insieme ad altre che invece, come avrete letto sui giornali, sono ritornate a galla ed affidate all’uso mediatico che i nostri giornalisti sono abituati a fare, quando con violenta e cinica cattiveria, si mettono al servizio del progetto di distruzione di una persona.
Intercettato per più di un anno e durante il particolare periodo della campagna elettorale, vengono fuori altre due questioni che mi interessano e che (a quanto pare, in Italia, o meglio in Sicilia, raggiunto un certo numero, scatta un bonus secondo cui gli indizi diventano prove..!), sommate a quelle precedenti fanno scattare il mio provvedimento cautelare.
Un provvedimento che tanto più duro sarà, tanto più sarà “esemplare” e fungerà da monito per quanti, nel presente e nel futuro, vorranno mantenere in vita l’intreccio mafia-politica. Anche perché, purtroppo per me, sono ancora un pesce piccolo!
Ecco allora che l’ipotesi di favoreggiamento o di concorso esterno per me vengono scartate ( anche se, evidentemente, non ci sono neppure i termini per pensare né l’una né l’altra ipotesi), e si procede consolidando il fumus persecutionis nell’accusa di associazione di stampo mafioso, con la quale mi si possono mettere i ferri ai polsi e si fa tutti una gran bella figura!

La prima questione: il caso Parisi. Cosa veramente banale, fatta eccezione per l’attività criminosa dei parenti mafiosi, di cui io non potevo conoscere niente. Prova ne sia l’assoluta pubblicità con la quale gestisco il rapporto con Marcello Parisi, consigliere di circoscrizione di Forza Italia.
Con l’On. Francesco Musotto, con l’On. Carlo Vizzini, con il Sindaco Diego Cammarata, Parisi ha rapporti quotidiani: nessuno di loro poteva sapere le cose come stavano!

L’ultima questione riguarda il caso D’Alimberti. Due anni orsono, il dott. Spinnato ( parente del più famoso dott. Cinà, arrestato nell’operazione Gotha che mi riguarda), nel suo studio privato di via XX Settembre, mi presenta il suo maestro di Neurochirurgia, appunto D’Alimberti, il quale manifesta la volontà di partecipare al concorso per la Direzione del reparto dell’Ospedale Civico.
Anche loro evidentemente mi individuavano come “punto di riferimento”. Non presi impegni in quell’occasione, non avendo la forza di far vincere concorsi a nessuno. Comunque non volendolo e non potendolo fare. Non ne presi in seguito, sostanzialmente, quando, come risulta dalle intercettazioni il dottor Spinnato me ne parlò in presenza del suo più famoso parente. In ogni caso, l’esito del concorso, espletato già da alcuni mesi, taglia la testa al toro: D’Alimberti si classifica penultimo, su diciassette partecipanti.

Certo non so come andrà a finire! So che, ormai, dedicherò il resto della mia vita per ristabilire la verità sul mio conto. Lo debbo fare per me , per la mia famiglia, per i miei amici. Lo debbo fare per dare un contributo ad una battaglia garantista che ho sempre sentito mia, pur senza capirne il senso profondo ( cosa che sto capendo solo oggi, mentre sono costretto a vivere fra quattro mura ed in balìa della volontà altrui). Lo debbo fare perché, forse, servirà a salvare un altro uomo che potrebbe essere ingiustamente perseguitato.
Ci sono troppe cose che non mi convincono in questa mia vicenda, compreso la tempistica del mio arresto. Compreso il silenzio dei miei compagni di Partito che avrebbero dovuto sostenermi. Compreso l’accanimento verbale dei miei avversari di Partito (meglio, nemici di Partito) che, dal primo momento, hanno inneggiato al mio arresto.
Io non sono un mafioso! Sono un siciliano, nato e vissuto in questa Terra. E, come tutti i miei conterranei, vivo la tragica condizione, pagandone pesantemente le conseguenze, di una società costretta a barcamenarsi nell’anomalia, nella anormalità. Poi si può essere più o meno ipocriti, più o meno parolai!
Vivrò nelle patrie galere per qualche tempo. Me ne farò una ragione. Mi aiuta il fatto di sentirmi la coscienza a posto.
F.to Giovanni Mercadante.

P.S. Voglio segnalare oltre la presente lettera il sito www.giovannimercadante.it su cui potrete approfondire il caso giudiziario, la conoscenza della persona o aderire al comitato di sostegno.
L'Indolente


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venerdì, settembre 15, 2006

GRAZIE ORIANA

GRAZIE ORIANA
Oriana Fallaci è morta, si è arresa all'Alieno.
Non prima di vedere che la sua Sveglia all'Occidente, aveva sortito l'effetto di detonatore nelle Campane della Chiesa.
Quando il Papa riconosce la Guerra Santa in atto dichiarata dai Fondamentalisti Islamici , Lei che atea fù sempre, muore.
Grazie a nome dell'Occidente
Sopravviverai a Te Stessa

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lunedì, settembre 11, 2006

Sardinia Wind (Ahiooo!, Minchiaaa Ventuuu!!!!!)/1

Mi ha ispirato Marcello Veneziani con il suo “Terronia-Italia, il viaggio” pubblicato “ a puntate” su Libero. Lui ed il suo ragionamento, se Cristo si è sia fermato a Eboli per non fare la Salerno Reggio Calabria o no ? ; per aggirare i percorsi dell’infernale Bocca nel suo viaggio al Sud, Lui mancino e levatino il viaggio lo ha fatto al contrario a partire dalla parte dal tallone e sù per Basilicata Calabria e Campania dritto dritto finisce nel tappo dei lavori in prossimità dello svincolo di Salerno arrivandoci da Sud. Si è intappato nel tappo!!!!! . Ed ancora argomenta le sue motivazioni con la sacra e santa verità che chi parte dal nord e scende in basso, dai Piemontesi, ai Levi e i Bocca le cui visioni soffrono a causa della forza di gravità di tendendeze disgregatrice, separatrici comunque negative, mentre i Crispi, i Garibaldi ascendendo lo stivale sono portatori di unità, di positivita. Tali considerazioni mi sopingono a mettermi in viaggio e ricalcare le orme del mito Garibaldi o quasi, diciamo in modo vacanziero decido quest’anno mi faccio l’Italia anzicche andare all’estero.
1° Tappa quasi da Marsala, dall’inizio dell’avventura Garibaldina anzi dalla prima pugna: Scopello e la riserva naturale dello Zingaro belle località nei pressi di Calatafimi in prossimità e nello sfondo dello scenario del Teatro di Segesta, vi è la spiaggia di Guidaloca, bellissima baia con ciottoli su cui è nata una encomiabile iniziativa antimafia: “Papirolandia”, un associazione di volontari seguaci di Padre Pugliesi hanno ricevuto in gestione un bene confiscato alla Mafia e ne hanno fatto una “città dei ragazzi” in spiaggia, che fà cornice ad un lido, un baretto, un camping ed un posteggio, rendendo questo pezzo di costa la più “servizievole” delle spiagge della Sicilia.
Inizia la marcia settentrionale sicula e un po’ prima di Messina le Isole Eolie sono di passaggio ed un pomeriggio nelle Pomiciose spiagge di Lipari, data l’ottima compagnia di bella gente, di qualità, a farmi il bagno non ci rinuncio, come fermata intermedia non me la toglie nessuno. Una sola nota spiacevole , da brutto presagio. C’è un guascone in servizio nella SIREMAR; all’arrivo a Milazzo la sera, una volta attraccata la nave veloce in porto , mentre tutti si è in attesa dell’apertura delle porte, il simpaticone lancia alla radio una musica, scelta più inopportuna non si può: La colonna sonora del film “ Titanic”. Il pelo degli stanti si rizza, un brivido gelido attraversa la spina dorsale di tutti, nessuno escluso. Capimmo tutti la guasconata, riuscita, ma di pessimo gusto. E vai fatta la bellissima ed irrealizzabile Pa-ME, il Viaggio si inerpica per l’Italia attraverso le autostrade calabresi (una sola), dopo aver sognato un Ponte che mi risparmiasse la minicrociera dello stretto a base di scontate arancine, e dopo avere riaperto gli occhi per i lavori in corso di adeguamento a tre corsie di una serie di viadotti e gallerie, affronto un tappone di trasferimento ove aiutato dalla piccante gastronomia delle terre calabre, mi immergo in una elucubrazione mentale tra il costruito ed il naturale, e la magnificenza dell’impatto nell’ambiente delle realizzazioni dell’ingegno umano, il senso della sfida nel superare i limiti fisici conosciuti per realizzare la più grande opera infrastrutturale del mondo mai costruita, una MERAVIGLIA, qui, ora, nel mio tempo, a casa mia. Un solo desiderio, anche a trascinare una carriola voglio essere della partita, raccontare un giorno ai miei nipoti: IO C’ERO.
I fumi dell’inebriamento da adrenalina li smaltisco a pochi chilometri da Salerno e dalla Costiera Amalfitana dove in coda da lavori in corso, nello stesso posto di Veneziani, intappato ricordo da giovinetto una gita in pulmann, nei pressi di Positano ad una certa curva e per un tratto della costa domina una statua dell’eroi dei due mondi : Il Garibaldi Marino, una testa del condottiero che guarda verso le Americhe o Caprera? non si capisce ma certamente alle spalle ha la via di Teano. Ed Allora io un giorno a Positano, un altro a Sorrento, un bagno alla Marina e via; Arcipelago della Maddalena arrivo è li la meta del mio viaggio Caprera il buoen ritiro coatto del mito. Una notte a Civitavecchia e l’indomani, dopo una traversata con mia figlia praticamente intossicata da uno Yogurt andato a male, ( niente di preoccupante per la salute ma ha vomitato in continuo per 6 ore), sono sul Golfo degli Aranci, il nome mi induce in errore, inizio a ricercare la coltura principe delle mie parti. Non sono un agricoltore ma gli agrumeti li so riconoscere; Manco una pianta di Limoni , che già scarseggiavano anche in Costiera ma Aranci in Sardegna non ne ho visti. Bella, granito a gògò, mirto dovunque e barche e barche e ancora barche. Vero è che la Sardegna è grande ed io sto iniziando dalla Costa Smeralda, ma se aranceti ci sono io li vedrò a costo da andare a Villa la Certosa, ( forse). Destinazione Golfo degli ulivi, stessa cosa degli aranci, ulivi manco uno, mirto pini e tanto altro ma ulivi niente. La Costa Smeralda è la mia Waterloo perché è proprio li che intappo, non come il fortunato Veneziani che con una lunga attesa sulla SA-RC se ne uscito praticamente alla grande . NO io per il forte vento a Caprera e più in generale l’arcipelago della Maddalena e la Costa Smeralda dal mare non le ho proprio viste. Maledetto Maestrale, che pure al Silvio Nazionale non lo ha risparmiato, io in 4 giorni, dal mal di testa sono impazzito e sono scappato dalla Sardegna, immagino lui che da prima di ferragosto contrasta con questa bestia Corsico-Sardignola, che proprio li si forma, infatti venendo le perturbazioni di origine atlantiche strozzate tra la Sardegna e la Corsica si forma il maledetto proprio li, ( Minchia me lo hanno spiegato dinanzi ad un bicchiere di Filu di Ferru).
Sardegna amara la mia e non per il palato, unica vera consolazione, (ho preso 6 chili) ma per una serie di turbamenti di natura meteo e di sfiga. Come lettura da W.C. becco degli Avanzi Giornalistici prodotti da Travaglio sulle Quote Marron (ovvero di merda) “ Onorevoli Wanted”, mi immergo saltuariamente e svogliatamente nella lettura e mi sembra di fare una analisi sociologica della popolazione parlamentare affetta dal più alto tasso delinquenziale d’Italia, il 9% di tale popolazione è affetta da problemi di “Giustizia”, e se ne fa una analisi basata sugli incartamenti delle Procure interessate. Molto purgante come lettura. La Sfiga non termina e di domenica sera mi ferisco ad un piede nell’affollato baretto del villaggio, unico posto al riparo dal micidiale Maestrale. Pronto Soccorso di emergenza in loco, tamponiamo la situazione alla meno peggio. Notte tempo cala il maestrale ma il mio piede gronda sangue, ritampono, e l’indomani alle 8.00 suono al campanello dei “Servizi Medici Costa Smeralda” srl di Porto Cervo (SS), una guardia medica a pagamento, attrezzata perfino di sala operatoria , ma a pagamento e messo bene in evidenza ovunque ad iniziare dal campanello. Medicazione , stripp, fasciatura, 2 cerotti per fare il bagno se proprio voglio, Bancomat, ricevuta di € 50, e via come un grillo in perfetta forma: all’approdo all’approdo Garibaldi arrivo.
Maestrale maledetto maestrale, niente Trimarano, niente Motonave, niente Gozzo manco una Canoa, in mare soltanto Capitani Coraggiosi alla D’Alema a tutto genoa. Pensiero positivo, Ok sono in Costa Smeralda , mi faccio il giro dei vari Porto Cervo, Porto Rotondo, Poltu Quato, Persisco e Baia Sardinia, sfumato Cipriani nel locale di Briatore, una sera capito pure a divertirmi allo Smaila’s, becco il manager di vip Lele More (mi pare si chiami cosi non sono ferrato in materia), un vecchio gatto compagno di Smaila e Andrea Roncato quello di Gigi e Andrea, e uno che mi è sembrato Cipollini il ciclista (oh è Cipoletti!) ma comunque in televisione sembra più alto, in compenso ascolto bella musica e mi diverto, in villaggio conosco bella gente ed anche questa di qualità e per il mare penultimo giorno di Sardinia troviamo una caletta e una spiaggia sottovento dopodiché via a casa al mio familiare Scirocco od alla più apprezzata frescura della Tramontana. Spiaggia di Ramazzino, bel posteggio, ombrellone e lettino anche a prezzo buono, e un bel servizio bar e ristorazione assicurato in modo egregio da un magrebbino volante facente la spola tra la spiaggia ed il supermercato dopo preventiva telefonata e ordinazione di panino , frutta o quello che vuoi per il gelato e l’acqua nelle borse frigo a tracollo trovava spazio la dotazione da spiaggia. E facendoci caso noti che in Costa Smeralda tutto è diverso persino gli extracomunitari i cosiddetti “Vu Cunprà” qui hanno mercanzia più pregiata, sono moderni usano i telefonini ed internet, e si sono integrati alla grande anche troppo forse, stando alla sceneggiata a cui mio malgrado ho assistito e che vado a raccontarvi.

(Continua).......


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Sardinia Wind (Ahiooo!, Minchiaaa Ventuuu!!!!!)/2

(....segue)
Verso le 14.00 dopo avere mangiato il panino richiamo il magrebbino per un gelato e mentre lo scelgo il tizio inizia ad inveire in arabo contro un collega, pare che lui era in possesso di un permesso , o la zona era sua e l’intruso abusivo veniva invitato ad andare via dalla zona. Fatto sta che i due con molta discrezione si allontanano dalla spiaggia ed appena usciti dalla calca degli stanti iniziano a darsele, intervengano due Centrofricani ,venditori di cappelli ai margini della spiaggia, ed in prossimità dei due contendenti, urla in arabo attirano l’attenzione e dopo un momento di tensione il nostro, quello con il permesso, viene fuori dalla macchia sanguinante dal naso e dalla bocca , con il telefonino in mano, ed urlando “Carabinieri Carabinieri”. Capiamo che il regolare le aveva prese ed era ricorso alla denuncia ai carabinieri, e dopo avere parlato con il 112 si reca alla postazione fissa in spiaggia, si raccoglie i frigoriferi lasciati sul posto e si sdraia su un lettino tenendosi la testa con le mani lamentandosi ed inizia l’attesa dei carabinieri, ogni tanto sortiva e controllava le mosse dell’avversario, il quale dopo aver trovato riparo al baretto più in là, sentite le sirene si organizza con una fasciatura, di quella termica, in alluminio refrigerata intorno al braccio, e và a riprendere i suoi frigo bar abbandonati in spiaggia. Qui l’attenzione dei bagnanti si fa stupore, eravamo dinanzi ad una tragedia che diveniva farsa. Tra i 5 e 10 minuti dalla telefonata giungevano: un’autoambulanza del 118, con una dottoressa e due infermieri, una macchina della sicurezza della Costa Smeralda con due guardi giurate, poco dopo giungerà una pattuglia dell’Arma. La faccio breve, dopo che si sono viste flebo, collari ecc. l’esercito di soccorso con i due feriti si sono dirette verso l’ospedale più vicino; due commenti a caldo presi a caso dai bagnanti, il primo “Al Collare legherei una pietra” rilasciato con accento padano, l’altro “ Hanno troppi soldi, non anno voglia di lavorare” rilasciato con accento romano. Costo di un gelato € 2.50, costo di un Panino € 5.00, costo di una vaschetta di melone € 12.00, costo di una birra € 4.00, costo di una bottiglietta d’acqua € 2.50. Una efficienza di soccorso eccezionale, non so a quale costo un‘intervento del genere debba calcolarsi, ma 7 unità di soccorso, e un ricovero al pronto soccorso per 2 degenti, e comunque un costo elevato per una farsa. Per un graffio e 1o minuti di medicazione io ho pagato € 50 a Porto Cervo. E come d’incanto andati via i soccorsi si alza il maestrale e le onde ci invitano a rientrare al villaggio, se non fosse per la bella gente incontrata alla fine della vacanza era propria una vacanza Marron. Arriva il tanto mai auspicato giorno della partenza io li 2 ore prima in fila ad aspettare l’imbarco a mirare gli uccelli planare, divertirsi nelle folate del maestrale a me tanto avverso, per loro momento di divertimento di esibizione di naturalezza, per me era come se mi voleva presagire un fluttuante ritorno con mare forza 6, che per esserci c’e stato ma che nulla ha rappresentato rispetto al sovraffollamento della nave, la civica gente del nord mentre faceva la fila per l’imbarco mandava in avanscoperta qualcuno ad occupare i posti sul ponte e dopo la lotta per rimediare tre sedie non ho avuto la forza di mangiare in piedi, dato che al ristorante i posti erano occupati e la nave ballava, anche fumare era un problema con il vento, dopo 6 ore di navigazione il mare si calma il vento scompare Civitavecchia è li davanti che dorme, sento un ragazzo lamentarsi che aveva fatto la traversata in sdraio sul ponte esterno , ed in piedi si stirava, era romano e malediva la scomodità , lo guardo fisso negli occhi, mi accendo un mezzo toscano e gli dico, “Non ti lamentare che c’è chi sta peggio di te, tu non sai quanto ti invidio la sdraio lasciata vuota” lui mi guarda e mi dice “ dai fatti un giro” mi accomodo fumo il mio sigaro mi alzo lo ringrazio e vado via, un’amico gli chiede cosa era stato e lui gli risponde “ Niente un poveraccio che sera fatto il culo a piattello su una sedia di ferro”, il romano non sapeva che ero seduto accanto all’area giochi dei bambini, i quali notoriamente quando giocano non soffrono il mal di mare, e a qualunque ora e per tutto il viaggio ed indipendentemente dalle condizioni meteo loro giocano, gridano e fanno baccano divertendosi. Bella la Sardegna ma Ahiooo! Minchiaaa! Ventuuu!

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