Trattto da www.giustiziagiusta.info, commento scritto da Raffaello, marzo 19, 2008
Buona giornata a tutti.
Commento all'esortazione sopra riportata. Se sia opportuno "CONTINUARE" a vivere in Italia.
PREMETTO che vivo in ESPAÑA dall'anno 2002, ho acquistato 1/2 proprietà di un ristorante, mi sono formato una nuova famiglia e faccio programmi per il futuro. (questo, dopo cinque anni che vivo qui e un passato giudiziario da far pisciare, Kafka, dalle risa)
In Italia, "avevo"... una famiglia, un ristorante, e tante illusioni che rimasero tali fino a 37 anni, QUANDO: assolutamente incensurato, rispettato e stimato da tutti, venni arrestato con l'accusa di omicidio.
Omicidio che non avevo commesso ma questo era un dettaglio ininfluente, in quanto, fui io stesso ad accompagnare il ferito all'ospedale e quindi implicava la mia presenza sul luogo dell'aggressione.
Effettivamente, all'aggressione erano presenti varie persone, in quanto avvenne ad una cena tra conoscenti.
Ma come si dice, "l'importante è partecipare" no? non importa se passivamente o meno, visto che c'eri...se non sei stato tu, dimmi chi è stato altrimenti io accuso te!!! (quelle parole, espresse con un sorrisetto di quelli che la dicono tutta, capii che ero fott...)in quanto: quello che conficcò il coltello 4 volte nel corpo del mio amico, era un noto camorrista contro il quale era molto salutare non andare mai, nemmeno per questioni sportive. A me non rimaneva altro che sperare nelle investigazioni e nella concreta possibilità che "qualcuno dei presenti", in forma anonima, mi aiutasse sapendomi innocente.
Effettivamente risultano agli atti ben "due telefonate" anonime, effettuate da un uomo e da una donna (a due differenti caserme dei carabinieri) una delle telefonate indicava esattamente il luogo, la casa e il nome del proprietario (il camorrista soggiornante) dove realmente si svolsero i fatti criminosi. Il testo della telefonata diceva: Il sig. tal dei tali è stato accoltellato in via vattelapesca a casa del sig. Caio Sempronio. Nessuno indagò queste informazioni nonostante esistesse un rapporto dei carabinieri del luogo che segnalava la presenza in casa del camorrista, pochi mesi prima dell'aggressione. Inoltre non venne ritenuta di nessuna importanza, nemmeno la denuncia (tra il camorrista e la vittima) per traffico internazionale di auto rubate risalente all'anno precedente l'omicidio. (tra i denunciati però c'era anche il mio nome).
Come Ben sanno gli operatori del settore, quando c'è un omicidio di mezzo... chi potrebbe essere il sospettato tra un camorrista e un veneto polentone incensurato?
Ma è ovvio!!! È il polentone che per punire un rivale o uno sgarbo, usa la classica "punzecchiata" alla napoletana!!!
Ed è altrettanto vero che solo un polentone, idiota, appena finito di accoltellare qualcuno, correrebbe per accompagnarlo all'ospedale, con la propria auto!
Proprio questo dissi al PM. che mi interrogava, Dottore dissi, lei lo sa che non sono stato io perché era vivo quando lo lasciai davanti al pronto soccorso e non è possibile che mi abbia accusato.
Mi rispose che effettivamente era vero che non mi aveva accusato, ma perché non sapeva che sarebbe morto!!! (così si ragiona!!!).
Per non stare qui ad annoiarvi oltre, vi dirò che:
Dopo 4 anni al processo di primo grado, venni assolto con formula ampia.
Dopo altri 6 anni al processo di appello, vennero chiesti 14 anni di reclusione che con le attenuanti generiche (per averlo soccorso)vennero ridotti a 9 anni, diminuiti a 7 anni e 4 mesi per la scelta del rito abbreviato e definitivamente a 5 anni e quattro mesi grazie all'indulto del 1990.
Interamente scontati, senza benefici per non essermi mai pentito del delitto commesso e per non aver risarcito il danno (alla societa? al morto? a me?)
Nel maggio 2005, a seguito delle dichiarazioni di uno dei testimoni presenti al fatto omicidario, venne riaperta l'indagine e lo stesso PM. che all'epoca si occupò del caso, si prestò con particolare disponibilità alla chiusura dell'indagine permettendomi di chiedere la revisione del processo.
Purtroppo però pochi giorni prima della domanda di revisione, il camorrista veniva a sua volta assassinato in un agguato mafioso.
MORTO IL REO...SI ESTINGUE IL REATO. La mia domanda di revisione venne dapprima respinta dalla Corte di Appello e successivamente dalla Cassazione.
Personalmente mi rifiuto di fare guadagnare, anche un solo centesimo, allo stato Italiano in marche da bollo, per fare ulteriori domande dall'esito già scontato.
Quindi, dopo aver perso tutto ciò che avevo, la libertà, la mia proprietà, la mia famiglia, la mia immagine, il rispetto, la salute, 18 anni della mia vita e tutto ciò che assolutamente indispensabile a qualsiasi uomo...
la mia risposta è NO!!! non vale la pena di vivere in Italia.
Cordialmente R.A.
Buona giornata a tutti.
Commento all'esortazione sopra riportata. Se sia opportuno "CONTINUARE" a vivere in Italia.
PREMETTO che vivo in ESPAÑA dall'anno 2002, ho acquistato 1/2 proprietà di un ristorante, mi sono formato una nuova famiglia e faccio programmi per il futuro. (questo, dopo cinque anni che vivo qui e un passato giudiziario da far pisciare, Kafka, dalle risa)
In Italia, "avevo"... una famiglia, un ristorante, e tante illusioni che rimasero tali fino a 37 anni, QUANDO: assolutamente incensurato, rispettato e stimato da tutti, venni arrestato con l'accusa di omicidio.
Omicidio che non avevo commesso ma questo era un dettaglio ininfluente, in quanto, fui io stesso ad accompagnare il ferito all'ospedale e quindi implicava la mia presenza sul luogo dell'aggressione.
Effettivamente, all'aggressione erano presenti varie persone, in quanto avvenne ad una cena tra conoscenti.
Ma come si dice, "l'importante è partecipare" no? non importa se passivamente o meno, visto che c'eri...se non sei stato tu, dimmi chi è stato altrimenti io accuso te!!! (quelle parole, espresse con un sorrisetto di quelli che la dicono tutta, capii che ero fott...)in quanto: quello che conficcò il coltello 4 volte nel corpo del mio amico, era un noto camorrista contro il quale era molto salutare non andare mai, nemmeno per questioni sportive. A me non rimaneva altro che sperare nelle investigazioni e nella concreta possibilità che "qualcuno dei presenti", in forma anonima, mi aiutasse sapendomi innocente.
Effettivamente risultano agli atti ben "due telefonate" anonime, effettuate da un uomo e da una donna (a due differenti caserme dei carabinieri) una delle telefonate indicava esattamente il luogo, la casa e il nome del proprietario (il camorrista soggiornante) dove realmente si svolsero i fatti criminosi. Il testo della telefonata diceva: Il sig. tal dei tali è stato accoltellato in via vattelapesca a casa del sig. Caio Sempronio. Nessuno indagò queste informazioni nonostante esistesse un rapporto dei carabinieri del luogo che segnalava la presenza in casa del camorrista, pochi mesi prima dell'aggressione. Inoltre non venne ritenuta di nessuna importanza, nemmeno la denuncia (tra il camorrista e la vittima) per traffico internazionale di auto rubate risalente all'anno precedente l'omicidio. (tra i denunciati però c'era anche il mio nome).
Come Ben sanno gli operatori del settore, quando c'è un omicidio di mezzo... chi potrebbe essere il sospettato tra un camorrista e un veneto polentone incensurato?
Ma è ovvio!!! È il polentone che per punire un rivale o uno sgarbo, usa la classica "punzecchiata" alla napoletana!!!
Ed è altrettanto vero che solo un polentone, idiota, appena finito di accoltellare qualcuno, correrebbe per accompagnarlo all'ospedale, con la propria auto!
Proprio questo dissi al PM. che mi interrogava, Dottore dissi, lei lo sa che non sono stato io perché era vivo quando lo lasciai davanti al pronto soccorso e non è possibile che mi abbia accusato.
Mi rispose che effettivamente era vero che non mi aveva accusato, ma perché non sapeva che sarebbe morto!!! (così si ragiona!!!).
Per non stare qui ad annoiarvi oltre, vi dirò che:
Dopo 4 anni al processo di primo grado, venni assolto con formula ampia.
Dopo altri 6 anni al processo di appello, vennero chiesti 14 anni di reclusione che con le attenuanti generiche (per averlo soccorso)vennero ridotti a 9 anni, diminuiti a 7 anni e 4 mesi per la scelta del rito abbreviato e definitivamente a 5 anni e quattro mesi grazie all'indulto del 1990.
Interamente scontati, senza benefici per non essermi mai pentito del delitto commesso e per non aver risarcito il danno (alla societa? al morto? a me?)
Nel maggio 2005, a seguito delle dichiarazioni di uno dei testimoni presenti al fatto omicidario, venne riaperta l'indagine e lo stesso PM. che all'epoca si occupò del caso, si prestò con particolare disponibilità alla chiusura dell'indagine permettendomi di chiedere la revisione del processo.
Purtroppo però pochi giorni prima della domanda di revisione, il camorrista veniva a sua volta assassinato in un agguato mafioso.
MORTO IL REO...SI ESTINGUE IL REATO. La mia domanda di revisione venne dapprima respinta dalla Corte di Appello e successivamente dalla Cassazione.
Personalmente mi rifiuto di fare guadagnare, anche un solo centesimo, allo stato Italiano in marche da bollo, per fare ulteriori domande dall'esito già scontato.
Quindi, dopo aver perso tutto ciò che avevo, la libertà, la mia proprietà, la mia famiglia, la mia immagine, il rispetto, la salute, 18 anni della mia vita e tutto ciò che assolutamente indispensabile a qualsiasi uomo...
la mia risposta è NO!!! non vale la pena di vivere in Italia.
Cordialmente R.A.
Leggi Tutto...